(cache)Grillini: sancire il diritto di panorama

Grillini: sancire il diritto di panorama

Wikipedia rimuove le immagini per problemi di diritto d'autore e il Governo che fa? Se lo chiede Franco Grillini, parlamentare che ha rivolto una interrogazione a Rutelli
Wikipedia rimuove le immagini per problemi di diritto d'autore e il Governo che fa? Se lo chiede Franco Grillini, parlamentare che ha rivolto una interrogazione a Rutelli

Ne ha parlato Luca Spinelli su Punto Informatico e su Aprile Online ed ora della scure piombata su Wikipedia e sulle libertà digitali si occupa il parlamentare ulivista Franco Grillini : al centro il diritto di panorama . Come noto la legge italiana sul diritto d’autore non prevede esplicitamente la panorama freedom , la possibilità di fotografare monumenti e opere pubbliche in libertà, come avviene invece nei paesi più evoluti.

In una interrogazione del parlamentare rivolta al ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli , che fino a questo momento non ha preso posizione sul problema, Grillini fa notare come da uno dei siti più visti della rete, Wikipedia appunto, siano state cancellate le immagini di opere d’arte e di architettura moderna e contemporanea per i buchi nella triste normativa sul diritto d’autore.

“Opere come la Fontana dell’esedra di Mario Rutelli, il Pirellone a Milano, piuttosto che il nuovo edificio dell’Ara Pacis o il nuovo Auditorium di Roma o la chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo – spiega il deputato dell’Ulivo – sono così scomparse da Wikipedia, con un danno ingente per l’indotto turistico, per la diffusione didattica della cultura e per gli artisti contemporanei italiani, specie quelli meno noti, che vedono preclusa da questa lacuna legislativa la possibilità di fare conoscere con un mezzo di comunicazione gratuito le loro realizzazioni”.

Nell’interrogazione, Grillini con la collega Cinzia Dato, sottolinea come “l’edizione italiana dell’enciclopedia Wikipedia e il progetto collegato Commons (un database di immagini liberamente e gratuitamente disponibili a tutti), dopo avere rilevato l’assenza in Italia di una normativa che conceda la “libertà di panorama” ha deciso di cancellare tutte le fotografie (..) riguardanti opere dell’architettura progettate in Italia da architetti che non siano morti da almeno 70 anni, e così pure tutte le opere d’arte esposte in pubblico (ivi inclusi i monumenti cittadini”). In sostanza è stata fatta fuori da Wikipedia anche l’intera architettura contemporanea e moderna.

Grillini osserva come Wikipedia sia “la più grande enciclopedia del web e con sessanta milioni di utenti al giorno è tra i dieci siti più visitati al mondo (settimo sito in Italia con oltre 17 milioni di visite – fonte Nielsen, agosto 2007), è libera, gratuita, indipendente, gestita e costruita da volontari, e disponibile a tutta la popolazione grazie ad Internet, e rappresenta una delle novità più interessanti del secolo nella diffusione della cultura”. Ma, nella situazione attuale, “illustrare l’arte italiana degli ultimi 100-150 anni (a seconda della durata della vita dell’autore) è impossibile, anche quando si tratti di opere prodotte con denaro pubblico al preciso scopo di abbellire gli spazi pubblici ed accrescerne il pubblico godimento”.

da Wikipedia I danni dunque sono per i siti ma anche per gli autori, soprattutto gli artisti meno noti, che non possono far conoscere facilmente le proprie realizzazioni. E altri danni per il turismo, laddove proprio le immagini di opere architettoniche contemporanee, ad esempio, vengono sfruttate in altri paesi per presentarsi al mondo e generare turismo. Ma non solo: secondo Grillini e Dato vengono danneggiate anche le città che hanno speso per quelle opere “dato che il solo artista ha oggi il potere di impedire, se lo desidera, qualsiasi riproduzione di una propria opera, anche se nata per essere di pubblico godimento, e che tale potere è in mano ai suoi eredi per 70 anni dopo la sua morte”.

La gratuità di Wikipedia, e l’enorme valore socio-culturale della diffusione di fotografie che riguardano opere d’arte moderne e contemporanee, meritano una deroga al diritto d’autore che preveda, per la loro diffusione a scopo didattico, la totale libertà, sostengono dunque i due parlamentari.

L’interrogazione si chiude, dunque, chiedendo se il Ministro intenda o meno “provvedere urgentemente alla regolamentazione della libertà di panorama , considerate le diverse specificità dei media e il valore della diffusione didattica della cultura a tutta la popolazione”.

A questo punto non resta che attendere la risposta.

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Pubblicato il
1 ott 2007
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Compensi SIAE: aumenti 2025 con l'aggiunta del cloud

È stato pubblicato il decreto che introduce aumenti generalizzati e un nuovo compenso per la memorizzazione della copia privata sul cloud.
Compensi SIAE: aumenti 2025 con l'aggiunta del cloud
È stato pubblicato il decreto che introduce aumenti generalizzati e un nuovo compenso per la memorizzazione della copia privata sul cloud.

Il Comitato consultivo permanente per il diritto d’autore ha pubblicato lo schema di decreto ministeriale con i nuovi compensi per la “riproduzione privata di fonogrammi e di videogrammi” che devono essere pagati alla SIAE da produttori e importatori di apparecchi destinati alla registrazione e di supporti. Rispetto al decreto del 2020 firmato da Dario Franceschini ci sono aumenti generalizzati, ma anche un’altra assurda novità.

Compenso per la copia privata sul cloud

L’art. 71-sexies della legge n. 633 del 22 aprile 1941 sul diritto d’autore consente la copia privata su qualsiasi supporto per uso esclusivamente personale, senza scopo di lucro e senza fini commerciali (ovviamente se viene acquistata la versione originale). L’art. 71-septies stabilisce che autori, interpreti e produttori hanno diritto ad un compenso per la riproduzione privata.

Questo compenso deve essere pagato alla SIAE da chi fabbrica o importa in Italia, allo scopo di trarne profitto, gli apparecchi di registrazione e i supporti. In realtà viene aggiunto al prezzo finale del prodotto, IVA inclusa, quindi viene pagato dal consumatore. Si applica su numerosi dispositivi, tra cui CD, DVD, Blu-ray, hard disk, SSD, masterizzatori, televisori, decoder, schede di memoria, chiavette USB, smartphone, tablet, smartwatch, computer e lettori MP3.

L’ultimo aggiornamento del compenso è avvenuto con il decreto del 30 giugno 2020. Il nuovo decreto (PDF), attualmente in consultazione (le risposte devono pervenire entro il 1 settembre), introduce ulteriori aumenti (fino al 40% per gli smartphone), come si può leggere nell’ottimo articolo pubblicato da DDAY.it.

Gli “esperti” del Comitato consultivo hanno aggiunto un’altra categoria di supporto, ovvero lo spazio di memorizzazione in cloud. Questi sono i compensi previsti:

Compenso SIAE cloud

Il compenso massimo mensile per ogni utente è 2,4 euro. Come già avviene per gli altri supporti, Google, Microsoft, Apple e altri provider cloud potrebbero recuperare il costo aumentando l’abbonamento oppure eliminando il piano gratuito. Anche chi usa il cloud per conservare file personali (documenti, foto e altri) dovrà pagare il compenso.

Dato che molti utenti sono abbonati ai servizi di streaming audio e video, in teoria si potrebbe imporre un compenso direttamente ai download di musica, film e serie TV, eventualmente calcolato sulla presunta dimensione dei file. Ma è meglio non dare cattivi consigli.

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Pubblicato il
19 lug 2025
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Meta deve pagare un equo compenso a GEDI (update)

AGCOM ha determinato l'equo compenso che Meta dovrà pagare al gruppo GEDI per la pubblicazione dei contenuti editoriali su Facebook.
Meta deve pagare un equo compenso a GEDI (update)
AGCOM ha determinato l'equo compenso che Meta dovrà pagare al gruppo GEDI per la pubblicazione dei contenuti editoriali su Facebook.

Il gruppo GEDI ha ottenuto un’altra vittoria contro le Big Tech statunitensi che pubblicano contenuti editoriali sulle piattaforme online. Dopo Microsoft tocca a Meta versare un equo compenso per gli articoli pubblicati su Facebook. L’azienda di Menlo Park aveva chiesto la sospensione dell’applicazione del regolamento approvato all’inizio del 2023, ma ha perso il ricorso.

Compenso stabilito da AGCOM

All’inizio di novembre 2021 è stato approvato il decreto legislativo n. 177 (in vigore dal 12 dicembre 2021) che recepisce la direttiva UE 2019/790 sul diritto d’autore. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha successivamente approvato il regolamento (delibera 3/23/CONS) che stabilisce i criteri per il calcolo dell’equo compenso da versare agli editori per i contenuti pubblicati dalle piattaforme online.

Il suddetto regolamento prevede la libertà negoziale tra le parti. Non avendo raggiunto un accordo, Meta e GEDI hanno chiesto l’intervento di AGCOM. L’autorità ha esaminato le proposte economiche, evidenziando che nessuna di esse è conforme all’art. 4 del regolamento. Ha pertanto determinato l’equo compenso prendendo come base di calcolo la differenza tra i ricavi pubblicitari ottenuti da Meta dall’utilizzo online delle pubblicazioni di GEDI e i ricavi ottenuti da GEDI derivanti dal traffico di reindirizzamento generato sul proprio sito dalle pubblicazioni usate da Meta.

Al valore ottenuto (ignoto) è stata applicata un’aliquota fino al 70% (quella esatta non è nota). Per determinare la base di calcolo è stato considerato il modello di business di Meta e i meccanismi di funzionamento dei suoi servizi, definendo il perimetro entro cui l’equo compenso deve essere calcolato.

L’aliquota è stata invece determinata in base ai criteri elencati nell’art. 4 del regolamento (in ordine decrescente di importanza). La delibera è stata approvata con il voto contrario della commissaria Elisa Giomi, quasi sempre in disaccordo con le decisioni del consiglio dell’autorità.

Aggiornamento (4/08/2025): AGCOM ha pubblicato la delibera 180/25/CONS per la determinazione dell’equo compenso.

Fonte: AGCOM
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Pubblicato il
14 lug 2025
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Microsoft deve pagare un equo compenso a GEDI (update)

AGCOM ha stabilito l'equo compenso che Microsoft deve pagare al gruppo GEDI per la pubblicazione su Bing degli estratti brevi degli articoli.
Microsoft deve pagare un equo compenso a GEDI (update)
AGCOM ha stabilito l'equo compenso che Microsoft deve pagare al gruppo GEDI per la pubblicazione su Bing degli estratti brevi degli articoli.

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha determinato l’equo compenso che deve pagare Microsoft per la pubblicazione su Bing degli estratti brevi degli articoli del gruppo GEDI. Si tratta del primo provvedimento adottato da AGCOM che coinvolge un prestatore di servizi della società dell’informazione diverso dalle imprese di media monitoring e rassegne stampa.

Equo compenso di importo ignoto

All’inizio di novembre 2021 è stato approvato il decreto legislativo n. 177 (in vigore dal 12 dicembre 2021) che recepisce la direttiva UE 2019/790 sul diritto d’autore. AGCOM ha successivamente approvato il regolamento che stabilisce i criteri per il calcolo dell’equo compenso da versare agli editori per i contenuti pubblicati dalle piattaforme online.

L’autorità ha valutato le proposte economiche formulate dalle parti, ritenendo che nessuna di queste fosse conforme ai criteri di cui all’art. 4 del regolamento. Ha quindi determinato l’equo compenso spettante a GEDI, secondo quanto previsto dall’art. 12 del regolamento. In dettaglio, l’equo compenso è calcolato sulla base dei ricavi pubblicitari del prestatore derivanti dall’utilizzo online delle pubblicazioni di carattere giornalistico dell’editore, al netto dei ricavi dell’editore attribuibili al traffico di reindirizzamento generato sul proprio sito dalle pubblicazioni di carattere giornalistico utilizzate online dal prestatore.

Alla base di calcolo è stata applicata un’aliquota determinata sulla base dei criteri di cui al comma 3 dell’art. 4 del regolamento (il massimo possibile è 70%). Non si conoscono né la base di calcolo, né l’aliquota applicata. Quindi non è nota la somma che Microsoft dovrà pagare a GEDI.

La commissaria Elisa Giomi ha votato contro la delibera che stabilisce l’equo compenso perché la direttiva europea esenta gli estratti brevi dal pagamento, mentre AGCOM li ha equiparati all’articolo integrale. Inoltre, l’equo compenso non è stato calcolato in base all’uso degli estratti brevi, ma considerando una stima dei ricavi pubblicitari di Bing.

Aggiornamento (27/07/2024)
Un portavoce di Microsoft ha dichiarato:

Microsoft è impegnata da tempo a supportare il mondo del giornalismo e a condividere le revenue con gli editori. Da tempo, infatti, sosteniamo che gli editori di giornali debbano essere ricompensati per l’uso dei loro contenuti in modo equo ed equilibrato. Abbiamo stipulato diversi accordi e siamo attivamente impegnati in negoziazioni con diverse entità nei Paesi che hanno implementato la direttiva dell’Unione europea sul copyright. Rimaniamo impegnati a trovare soluzioni valide per gli editori e riesamineremo la decisione dell’AGCOM per intraprendere i prossimi passi.

Aggiornamento (28/07/2024): AGCOM ha pubblicato un documento che illustra la metodologia applicata per il calcolo dell’equo compenso.

Fonte: AGCOM
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Pubblicato il
25 lug 2024
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