DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
NEW YORK - Spesso quando si parla di «linea rossa», si allude a un avvertimento ai rivali che una determinata azione inaccettabile scatenerà un intervento di qualche genere. Non sempre le minacce vengono rispettate (pensiamo anche a Obama sulle armi chimiche in Siria), ma è così che anche Putin ha più volte usato il termine prima dell’invasione dell’Ucraina nel 2022, identificando l’ammissione di Kiev nella Nato come la linea rossa oppure in caso di determinati aiuti della Nato a Zelensky minacciando l’uso del nucleare.
Trump sta abbandonando l'Ucraina? La «linea rossa» (al contrario) e le parole che indicano il disimpegno
Il presidente Usa rilancia la possibilità di sfilarsi dal negoziato se non ci saranno progressi verso una tregua, perché questa non è la «sua» guerra. E chiede di evitare nuove sanzioni contro Mosca, perché «potrebbero essere controproducenti»
Ma ora Trump sta usando il termine «linea rossa» per segnalare il disimpegno. Alla domanda di una giornalista, l’altro ieri, se ci sia una «linea rossa» che lo porterebbe a tirarsi indietro dal ruolo di mediatore nei negoziati tra Ucraina e Russia, il presidente americano ha replicato: «Direi che c’è una certa linea, ma non voglio rivelare quale sia il piano, perché penso che renderebbe i negoziati ancora più difficili».
Trump ha anche detto chiaramente ai reporter che potrebbe sfilarsi dal negoziato se non ci saranno progressi verso una tregua, perché questa non è la «sua» guerra, anche se sta cercando di aiutare: «Vi dirò, ci sono dei grossi ego coinvolti ma credo che qualcosa accadrà. E, se non accadrà, mi sfilerò e loro dovranno andare avanti». Ha negato di voler scaricare il compito sul Vaticano, che si è offerto come sede dei negoziati, ma quando ha chiamato Zelensky e gli europei subito dopo aver parlato con Putin, li ha preoccupati poiché ha indicato non solo di essere propenso al disimpegno ma anche di non voler applicare ulteriori pressioni su Putin al momento.
Ha detto anche ai reporter che nuove sanzioni potrebbero essere controproducenti. Il timore del disimpegno americano ha portato Zelensky a dichiarare: «È cruciale per tutti noi che gli Stati Uniti non si allontanino dai colloqui e dal perseguimento della pace perché l’unico che ne trarrebbe beneficio è Putin».
Il vicepresidente americano J.D. Vance e il segretario di Stato Marco Rubio lo avevano anticipato da settimane: Rubio aveva detto che gli americani non continueranno «a voltare per il mondo facendo incontri» se non ci sono progressi e che la Casa Bianca ha anche «altre priorità». Vance, in volo da Roma a Washington l’altro ieri, aveva avvertito che gli Stati Uniti alla fine potrebbero dover dire: «Questa non è la nostra guerra».
Non è comunque escluso che gli Stati Uniti impongano sanzioni, come ha ribadito il segretario al Tesoro Scott Bessent l’altro ieri. E c’è una proposta di legge con forte appoggio bipartisan al Senato (Rubio l’ha presentata ai russi come qualcosa su cui la Casa Bianca non ha controllo). Ma l’attenzione del presidente si sta spostando altrove mentre i conflitti si incancreniscono.
Mesi fa Ivo Daalder, ex ambasciatore Usa alla Nato sotto Obama, spiegava al Corriere che l’obiettivo primario di Trump è vincere e che, se da candidato ha promesso di risolvere in 24 ore il conflitto in Ucraina, si sarebbe presto reso conto che Putin (e non solo il bastonato Zelensky) non ha motivo per negoziare. «A quel punto il presidente americano potrebbe rinunciarci e passare ad altro, per esempio alla Groenlandia». Lo stesso vale per la pace in Medio Oriente.
L’attenzione di Trump ora è su un accordo con l’Iran: il suo inviato, Steve Witkoff, ha parlato di «linea rossa», in modo più classico. Ha detto che non verrà accettato che l’Iran arricchisca l’uranio nemmeno per usi civili. Ma lo studioso Vali Nasr ci fa notare che ha «menzionato questa linea rossa diverse volte ma non l’ha ripetuta nei colloqui: dipende tutto da quello che diranno a porte chiuse al prossimo giro».
CitizEUn
Scaricare vigliaccamente l'Ucraina dopo aver mancato l'obiettivo (sbruffone) della "pace in 24 ore" sarebbe l'ennesimo colpo mortale alla credibilità USA. Del resto costui è lo stesso che ha deciso la rovinosa fuga degli americani dall'Afghanistan.