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RIETI - Di giorno, studente universitario presso la Facoltà di Medicina dell’Aquila, di notte, presunto truffatore nel mondo dell’e-commerce, riuscendo a prendersi gioco per diverso tempo e per conto terzi di note e potenti multinazionali. Ma sulla sua strada ha trovato la polizia che lo ha, per il momento, incriminato per il reato di truffa.
Si tratta di F.G., di 23 anni, di Antrodoco, domiciliato all’Aquila come studente universitario. Con lui figurano, tra gli accusati, anche E.V. di Padova e G.Z. di Treviso, della stessa età del primo. I tre giovani, secondo le indagini del pubblico ministero Marco Maria Cellini, portate avanti dagli agenti della polizia postale dell’Aquila diretta da David Palmieri e dal suo vice, Wilson Zonfa, sono accusati di aver predisposto a favore di utenti terzi le etichette per effettuare operazioni di reso fraudolente, per mezzo della manomissione delle etichette preaffrancate fornite dal venditore e di sostituzione del campo del destinatario con altri codici fittizi, diversi dal venditore a cui inoltrare il reso, in modo da sfruttare un buco nel sistema di accettazione dei pacchi da parte di Poste Italiane, inducendo così in errore il venditore, anche per mezzo del trasportatore della merce. Il quale rendeva il denaro dell’acquisto, in danno del venditore e di contro un guadagno dei soggetti che usufruivano dell’opera materiale degli indagati.
Il terzetto veniva pagato mediante cryptovalute, con una provvigione del 30 per cento in relazione all’importo della merce acquistata e ripagata dalla multinazionale. Recentemente, gli agenti della polizia postale hanno effettuato nelle residenze dei tre ragazzi delle perquisizioni, portando via materiale informatico e altri dispositivi elettronici, ritenuti di alto interesse investigativo nell’organizzazione del sistema truffaldino.
Infatti, gli stessi inquirenti hanno ad esempio scoperto come gli indagati (che da clienti dei servizi truffaldini sono passati nel ruolo di prestatori d’opera) utilizzavano semplici software gratuiti, presenti su internet - utilizzabili con un minimo di praticità informatica - per modificare i codici dei resi. Provvedevano loro, per conto del privato, a cambiare le etichette e a spedire i resi, quasi sempre vuoti, a destinati inesistenti.
Bastava l’accettazione del pacco alle Poste per ottenere il reso.
Per risalire allo studente universitario che spediva assiduamente pacchi vuoti, gli agenti della Polpost dell’Aquila sono partiti da un servizio di appostamento e pedinamento all’esterno dell’ufficio postale. Le indagini non sono affatto concluse, al momento, ma è certo che l’inchiesta sia destinata ad allargarsi: 200 al momento sono i singoli acquirenti di prodotti online che si sono avvalsi delle operazioni truffaldine del terzetto. Una indagine molto importante, che ha portato gli stessi investigatori della polizia postale dell’Aquila a fare aprire gli occhi
Il Messaggero