Aggiornamento del 14/03/2022 – La decisione della Corte suprema del Regno Unito di negare a Julian Assange la possibilità di ricorrere contro una precedente decisione dell’Alta corte che ne autorizzava l’estradizione negli Usa è, secondo Amnesty International, un colpo alla giustizia e allo stesso Assange.
“La Corte suprema ha perso l’opportunità di fare chiarezza sulle rassicurazioni degli Usa al Regno Unito, i quali avevano garantito che Assange, in caso di estradizione, non sarebbe stato torturato: si tratta di rassicurazioni del tutto infondate”, ha dichiarato Julie Hall, vicedirettrice delle ricerche sull’Europa di Amnesty International.
“L’isolamento prolungato è una caratteristica principale della vita di molti detenuti nelle prigioni di massima sicurezza degli Usa. Per il diritto internazionale equivale alla tortura. Il divieto di tortura è assoluto e le vane promesse di un equo trattamento di Assange da parte degli Usa costituiscono una minaccia a tale divieto”, ha proseguito Hall.
“La decisione della Corte suprema è anche una brutta notizia per la libertà di stampa poiché conferma la deriva intrapresa dagli Usa di processare per spionaggio chi pubblica informazioni. Pretendere che gli stati, come in questo caso il Regno Unito, estradino persone che hanno diffuso informazioni riservate di interesse pubblico rappresenta un pericoloso precedente che dev’essere respinto. Gli Usa devono immediatamente annullare le accuse contro Assange”, ha sottolineato Hall.
Aggiornamento del 24/01/2022 – L’Alta corte del Regno Unito ha accolto uno dei tre punti sollevati nel ricorso della difesa di Julian Assange, valutando che la questione delle assicurazioni statunitensi in caso di estradizione negli Usa è di “importanza pubblica generale”.
Nella sua decisione, l’Alta corte ha invece respinto altri due punti dell’appello, in cui la difesa di Assange chiedeva di qualificare come questioni di “importanza pubblica generale” anche la tortura e i maltrattamenti cui Assange andrebbe incontro in caso di estradizione.
Il fatto che l’Alta Corte non abbia autorizzato Assange a presentare appello alla Corte suprema non deve ingannare: è prassi comune che sia la Corte suprema stessa a decidere quali casi esaminare.
Assange ha dunque 14 giorni per chiedere che la Corte suprema esamini il suo caso. Ma, se il massimo organo di giustizia britannico deciderà in questo senso, l’esame riguarderà solo il punto su cui l’Alta Corte ha dato ragione ad Assange, ossia in quale fase di un procedimento di estradizione lo stato richiedente debba offrire assicurazioni sul trattamento dell’estradando e quando queste debbano essere prese in considerazione.
I tribunali di Londra tengono ancora in esame la richiesta di estradizione da parte degli Usa, anche se si basa su accuse che derivano direttamente dalla diffusione di documenti riservati nell’ambito del lavoro giornalistico di Assange con Wikileaks. Rendere pubbliche informazioni del genere è una pietra angolare della libertà di stampa e del diritto dell’opinione pubblica ad avere accesso a informazioni di interesse pubblico. Tutto questo dovrebbe essere oggetto di protezione e non di criminalizzazione.
Se estradato negli Usa, Assange potrebbe affrontare 18 capi d’accusa: 17 ai sensi della Legge sullo spionaggio e uno ai sensi della Legge sulle frodi e gli abusi informatici. Rischierebbe ischiato gravi violazioni dei diritti umani tra cui condizioni detentive, come l’isolamento prolungato, che potrebbero equivalere a maltrattamento o tortura. Assange è stato il primo soggetto editoriale a essere incriminato ai sensi della Legge sullo spionaggio.
Gli Stati Uniti d’America devono annullare tutte le accuse contro Julian Assange, incluse quelle di spionaggio relative alle attività di pubblicazione di documenti nell’ambito del suo lavoro con Wikileaks.
Gli incessanti tentativi del governo Usa di processare Julian Assange per aver reso pubblici documenti riguardanti anche possibili crimini di guerra commessi dalle forze armate statunitensi non sono altro che un assalto su larga scala al diritto alla libertà d’espressione.
Julian Assange è attualmente detenuto nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, nel Regno Unito, sulla base della richiesta di estradizione degli Usa per accuse che derivano direttamente dalla pubblicazione di documenti segreti nell’ambito del suo lavoro con Wikileaks.
Ci opponiamo fermamente all’eventualità che Julian Assange sia estradato o trasferito in ogni altro modo negli Usa, dove rischia di subire gravi violazioni dei diritti umani, tra cui condizioni di detenzione che potrebbero equivalere a tortura e altri maltrattamenti, come un prolungato isolamento. Il fatto che sia stato obiettivo di una campagna ostile promossa da funzionari Usa fino ai più alti livelli compromette il suo diritto alla presunzione di innocenza e lo espone al rischio di un processo iniquo.
La pubblicazione di documenti da parte di Julian Assange nell’ambito del suo lavoro con Wikileaks non dovrebbe essere punita perché tale attività riguarda condotte che il giornalismo investigativo svolge regolarmente nell’ambito professionale. Processare Julian Assange per questi reati potrebbe avere un effetto dissuasivo sul diritto alla libertà di espressione, spingendo i giornalisti all’autocensura per evitare procedimenti giudiziari.
Proteggi il diritto alla libertà di espressione. Chiedi alle autorità statunitensi di annullare le accuse contro Julian Assange derivanti solo dalle sue attività di pubblicazione di documenti con Wikileaks. Firma il nostro appello al Procuratore Generale degli Stati Uniti Merrick Garland.