Il Codacons torna a far parlare di sé, e lo fa con una querela presentata dalla sezione di Reggio Calabria, nei confronti del direttore di malattie infettive del San Martino Matteo Bassetti e dei virologi Fabrizio Pregliasco e Roberto Burioni.
L'accusa, come si legge nella querela presentata dalle avvocatesse Antonia Condemi e Serena Denise Albano, vertici dell’associazione dei consumatori reggini, è di boicottaggio; pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico; istigazione all’odio tra le classi sociali; propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa.
“Si tratta di 'dichiarazioni di una gravità inaudita' che presentano 'svariati profili di illeceità penale' per le due legali di Reggio Calabria, riportate nell’atto depositato in Procura per conto di alcuni cittadini”, si legge sul sito del Codacons.
“I 3 medici – continua la nota sul sito dell'associazione dei consumatori - vengono definiti 'esponenti della comunità scientifica onnipresenti in Tv, anziché nei reparti ospedalieri' e vengono invitati tutti i cittadini a denunciare 'qualunque atto discriminatorio lesivo dei propri diritti fondamentali' preannunciando di essere pronti a 'depositare ri-corsi in caso di licenziamento dei lavoratori che scelgono legittimamente di non sottoporsi al farmaco' e garantire assistenza legale a 'tutte le attività commerciali che altrettanto legittimamente decideranno di non richiedere il green-pass'.
La denuncia riguarda in particolare il rifiuto dell’obbligo vaccinale e le conseguenti limitazioni alle libertà individuali per chi sceglie di non vaccinarsi.
Le avvocatesse evidenziano 'l’enorme anomalia' del “sistema comunicativo e di informazione che si accanisce immotivatamente, ma con uno scopo ben preciso, contro tutti coloro che, dotati di piena capacità di intendere e di volere e di raziocinio, hanno avuto l’ardire di porre domande e che per questo sono stati tacciati, etichettati, scherniti ed addirittura ghettizzati. Queste 'categorie' di persone che non aderiscono sic et simpliciter a ciò che gli viene imposto (con atti amministrativi, illegittimi perché incostituzionali) in quanto non ne comprendono il senso e talora finanche la logica, diventano 'negazionisti', 'complottisti', 'no vax', 'dissidenti', insomma: gente da tenere alla larga. Queste persone, untori della collettività, devono essere 'controllate' e 'punite'”.
Secondo il Codacons 'il diktat è il seguente: coloro che non si sottopongono al siero sperimentale (perché di questo si tratta e non di vaccino) pur in assenza di un obbligo di legge che lo imponga, non possono avere gli stessi diritti di coloro che invece hanno deciso di farsi inoculare il farmaco senza peraltro essere correttamente informati con conseguente vizio del consenso prestato all’atto della sottoscrizione del 'modulo'.
Questa discriminazione è intrinseca all’obbligo di green pass che prevede una serie di restrizioni dei diritti fondamentali dei cittadini in spregio della Costituzione Italiana ma anche di norme sovranazionali quali il regolamento Ue 2021/953 che testualmente recita 'È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti Covid-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate ma anche verso chi per scelta non è vaccinato'.
Per uno 'strano caso' si erano dimenticati di tradurre in italiano dal testo inglese l’ultimo inciso 'ma anche verso chi per scelta non è vaccinato': strana quanto significativa dimenticanza posto che tale inciso tutela la libertà di scelta.
La discriminazione tra i cittadini – sottolineano Condemi e Albano – arriva dal Governo stesso nel famoso decreto legge sul green pass. E’ evidente che ciò legittima condotte di incitazione all’odio talora poste in essere da alcuni esponenti della comunità scientifica onnipresenti in Tv, anziché nei reparti ospedalieri.
Abbiamo ritenuto di dover portare a conoscenza dell’autorità giudiziaria il ricatto mediatico che i cittadini sono costretti a subire, terrorizzati dalla paura di non poter più lavorare, studiare o semplicemente mangiare una pizza se non sottoposti alla sperimentazione“.