- Sono tante le domande sulla somministrazione dell'antidoto al Covid-19. Pochi dati e scarsa trasparenza per un'operazione le cui percentuali di efficacia sembrano «numeri dati al lotto».
- Le riviste scientifiche americane hanno riportato le testimonianze delle prime «cavie» cui è stato iniettato il farmaco: febbre alta, mal di testa, vomito, stress. E la metà degli statunitensi non vuole farsi vaccinare.
- L'eurodeputato belga Marc Botenga: «In caso di "difetti nascosti" a pagare i risarcimenti ai malati non saranno le Big Pharma, ma gli Stati».
Xi Jinping (Ansa)
Nel discorso alla Camera, il presidente del Consiglio spalanca le porte al regime rosso di Pechino col rischio di far irritare gli Usa. Dagli accordi sul 5G alla Via della seta, il premier e il M5s stanno (pericolosamente) spostando il nostro Paese nell'orbita cinese.
Giuseppe Conte (A.Benedetti/Corbis/Getty Images)
Quasi un'ora di discorso per dire una sola cosa, ossia che la maggioranza non ha più i numeri. Alla fine, l'intervento alla Camera di Giuseppe Conte si riassume in un'unica parola: aiutateci. «Aiutateci a ripartire con la massima celerità». Soprattutto, aiutateci a non andare a casa con altrettanta velocità. Un appello ripetuto più volte, nella speranza di muovere qualche voto, possibilmente in quell'area del centrodestra che potrebbe essere sensibile al richiamo di un contributo politico «nel solco delle migliori e più nobili tradizioni europeiste: liberali, popolari e socialiste». Un messaggio chiaramente diretto a Forza Italia, l'unico partito che assomma in sé tutte queste anime, una parte delle quali, se non ci fosse stato l'argine di Silvio Berlusconi alle sirene governative, sarebbe già andata in soccorso della maggioranza, trovando il modo di sostituirsi ai senatori renziani.
L'avvocato elemosina un soccorso per restare a Palazzo Chigi: mette in palio il ministero di Teresa Bellanova e la delega ai servizi, corteggia centristi, socialisti, europeisti e Fi. Poi liscia Joe Biden e persino la Cina. Alla fine, a Montecitorio la sfanga con 321 sì.
Nicola Zingaretti e Dario Franceschini (Ansa)
Ribaltoni, manovre di palazzo e patti sotterranei: il Pd è da 9 anni che sopravvive all'infausto esito delle urne. Strillano contro i sovranisti, ma la loro è la peggiore retorica populista. In grado di passare da Mario Monti a Luigi Di Maio.
Filippo Attili /Italian Prime Ministry / Handout/Anadolu Agency via Getty Images
Il segretario dem ammette: «La strada è strettissima». Così, se la maggioranza in Aula fosse troppo al di sotto di quota 161, potrebbe dare l'assenso al ritorno alle urne, pur di liberarsi di Matteo Renzi. Con il beneplacito del Colle.
Giorgio Napolitano (Ansa)
Il costituente che li inventò non credeva sarebbero stati decisivi.