«The 10×6 Concert» – I sessant’anni di Toshio Hosokawa


Due giorni di concerti hanno festeggiato il compositore giapponese a Tokyo, presso la Yodobashi Church. Il 24 gennaio alla Staatsoper di Amburgo la première di Stilles Meer


di Luciana Galliano foto © F. Hoffmann-La Roche Ltd


IL 23 OTTOBRE 2015 TOSHIO HOSOKAWA HA COMPIUTO SESSANT’ANNI, un’età importante secondo il calendario cinese – e giapponese: è l’unica volta in cui la posizione della luna e del sole coincidono perfettamente come alla nascita. È dunque una data significativa, e va festeggiata. Molte esecuzioni orchestrali in Giappone e in Europa, la prima della sua nuova opera, Stilles Meer alla Staatsoper di Amburgo, nel gennaio 2016. Un particolare omaggio in patria è stata la serie The 10×6 Anniversary Concert, quattro concerti in due giorni attraverso cui è stato possibile seguire il ricco percorso musicale di Hosokawa, con uno sguardo anche alle arti, la musica e la filosofia che hanno avuto un’influenza sulle sue opere. Oltre a brani del festeggiato, il programma prevedeva opere di Tōru Takemitsu, Jōji Yuasa, Isang Yun, Brian Ferneyhough, Heinz Holliger, Salvatore Sciarrino, Giacinto Scelsi e altri, e anche brani classici per shakuhachi, teatro nō e gagaku.

Sono state inoltre eseguite in prima assoluta opere scritte per l’amico Hosokawa da quattro giovani compositori, Federico Gardella, Francesco Filidei, Diana Rotaru, e Misato Mochizuki. Un programma estremamente interessante, e le personali introduzioni del compositore ad ogni brano aggiungevano spessore intellettuale alle esecuzioni: il debito nei confronti dei senpai Takemitsu, un modello, Yuasa, un riferimento, e Yun, un maestro – che l’hanno traghettato a trovare la propria collocazione culturale fra Asia Orientale ed Europa; è stato bello risentire alcuni capisaldi della Nuova Musica giapponese come Stanza II di Takemitsu, per arpa ed electronics, o Cosmos Haptic per pianoforte di Yuasa. Dall’altra parte ci sono le suggestioni linguistiche ed estetiche dei maestri europei, Ferneyhough in testa, e poetiche dalla propria cultura, non solo musicale, ma anche letteraria e “climatica”. È interessante che di Ferneyhough sia stato scelto un brano fascinoso e pazzesco come Unity Capsule per flauto dolce (composto nel 1976 e riveduto nel 2002 per renderlo, se possibile, eseguibile).

Inarrivabile la generosa interpretazione di Tosiya Suzuki, di virtuosismo impeccabile – Suzuki ha anche prodotto concretamente la serie dei concerti. Alcuni brani per shō della tradizione gagaku – grazie anche all’interprete amica e docente Mayumi Miyata – hanno dato senso a certi impasti di colore armonico tipici di Hosokawa – più ancora che alla concezione di un tempo che torna su di sé, come afferma il compositore, mentre la musica per koto ha arricchito il suo fraseggio – come si sente in Koto-Uta, canzone per koto del 1999, o in Birds Fragments IIIb, ulteriore versione 1997 per shō e flauto dolce del felice brano del 1990 – e anche profondamente la scrittura per arpa – evidente in Gesine per arpa, dedicato alla bibliotecaria della Hochschule di Berlino.

Sempre di Hosokawa si sono ascoltati sia brani intorno all’Ottanta, all’esordio, ricchissimi di inventiva e colore (Melodia, Utsurohi) che brani più recenti, pensatissimi nel fraseggio, direi nel respiro, e nella retorica degli attacchi che danno peso ai silenzi: uno per tutti Cloudscapes – Moon Night per shō e fisarmonica, del 1998. Bello e ancora diverso, ricco della importante attività operistica del compositore, un brano recentissimo, 2014, Drei Engel-Lieder per arpa e soprano, di cui si sono ascoltati il II e il III. La raffinatezza dei dettagli, la forza delle linee melodiche e anche la matura complessità della scrittura non possono non colpire l’ascoltatore.

Grandi applausi, un pubblico di amici, e compositori: la bravissima Mochizuki con un breve brano sapiente e divertente, e Masamichi Kinoshita con la dedizione nel collaborare competentemente alla riuscita – e poi collaboratori e fan, che hanno festeggiato il (commosso) Hosokawa con competenza e affetto. Fra questi senz’altro gli esecutori: un totale di ventiquattro eccellenti artisti tra cui nominiamo almeno eccellentissimi Tosiya Suzuki (flauto dolce), Mayumi Miyata (shō), Naoko Yoshino (arpa), Satoko Ōta (fisarmonica) e Maki Ohta (soprano), storici collaboratori di Hosokawa. Tutti hanno partecipato (quasi gratuitamente) con passione e talento al successo di questi concerti, cui l’atmosfera raccolta (e la buona acustica) della cappella ha aggiunto un intimo calore, forse non supportato dal riscaldamento ma sicuramente dall’affetto e dalla stima per il compositore Toshio Hosokawa.

 
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L'autore: Luciana Galliano

Musicologa e studiosa di estetica musicale, ha coniugato un approfondito interesse per la musica contemporanea con una speciale attenzione alla musica contemporanea giapponese. Ha a lungo insegnato Antropologia Musicale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha collaborato con Luciano Berio per le ricerche musicologiche delle sue Norton Lectures (1993); collabora con le maggiori riviste musicologiche e con diverse istituzioni musicali tra cui CHIME (European Foundation for Chinese Music), i Festival MilanoMusica e MiTo, TextMusik. Responsabile della sezione musicale per il CESMEO (Istituto Internazionale di Studi Asiatici Avanzati), è corrispondente dall’Italia per alcune riviste musicologiche giapponesi. Ha partecipato ad innumerevoli convegni internazionali e tenuto conferenze in molte università italiane, giapponesi e americane. Ha pubblicato articoli su riviste scientifiche, contributi a volumi con Olschki, EdT, Guerini, Bärenreiter; i libri Yōgaku. Percorsi della musica giapponese nel Novecento (Cafoscarina 1998; ed. inglese: Yōgaku. Japanese Music in Twentieth Century, Scarecrow 2002); Musiche dell’Asia Orientale (Carocci 2004), The music of Jōji Yuasa (Cambridge Scholars Publ. 2011).

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