Per notizie di questo tipo è difficile sia trovare un titolo (e quello di questo post non brilla per originalità) che un incipit.
Insomma, come si fa a scrivere (seriamente, intendo) un articolo dove si deve commentare una notizia del genere?
Magari i migliori Wine Blogger ne saranno in grado, ma io sono a malapena discreto, così, beh, ecco, finito l’incipit, passiamo alla sostanza.
Ed anche qui, non è facile, soprattutto pensando alla sostanza in questione.
Bene, una giornalista del magazine Japan VICE ha girato un documentario su un particolare metodo di medicina tradizionale coreana, una diciamo così, bevanda, chiamata Ttongsul (똥술) Viene definita ‘vino’ perché è il risultato di fermentazione, ma certo bisognerà deciderci di dare una definizione univoca in tutto il mondo del termine ‘Vino’. Per piacere!
La giornalista, Yuka Uchida, si è recata nella clinica del dottor Lee Chang Soo, dove ha documentato il metodo per fare del vino con la cacca, Poo Wine, appunto.
Si, avete letto bene: vino con la cacca, meglio se di un bambino tra i quattro ed i sette anni.
Il filmato potete vederlo a questo link, è simpatico da vedere e soprattutto ascoltare (ci sono i sottotitoli in inglese) il dottor Soo spiegare i benefici della bevanda; la parte più forte è il finale, dove la giornalista vomita il Poo Wine appena bevuto. Io vi metto il link, la responsabilità di vederlo è la vostra, sia ben chiaro.
Nel documentario è compresa anche una gita presso il Toilet Culture Park di Suwon, nella Corea del Sud, (la patria del Gangnam Style, un motivo di certe posizioni figurative di PSY ci doveva essere), dove una gentile guida spiega come, nei tempi antichi, gli escrementi fossero tenuti in alta considerazione nella cultura coreana.
Tra le scene migliori del filmato, quella dove la giornalista mostra una bella boccetta di colluttorio prima di entrare nella clinica del dottore, malinconica invece quando dice che ‘…nessuno vorrà più sposarmi‘.
Tra le più penose il finale, come dicevo sopra, quando Uchida vomita completamente e rumorosamente il bicchiere di Ttongsul bevuto prima e si risciacqua nuovamente con il colluttorio, piangendo accoccolata di fronte ad un tombino, con le automobili che le passano accanto.
Scene del genere non si vedono certo nelle varie manifestazioni di vino naturale, probabilmente nemmeno al Vinitaly, a Vinòforum invece ne ho viste un paio, ma senza il colluttorio.
Come nota personale, vorrei sottolineare che vengono usati lieviti selezionati da aggiungere al riso senza glutine, al riso con glutine e all’acqua dove è rimasta a riposare la pupù per 24 ore, in pratica riposa sulle sue fecce (bleah…)
Però non vengono usati macchinari per il controllo della temperatura, e non viene nemmeno aggiunta la solforosa.
Se al ragazzino hanno dato solo rame e zinco, potremmo dire di trovarci di fronte quasi ad un vino naturale.
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