The Taiji Dolphin Drive – La Shoa dei delfini
Se Melville fosse ancora vivo, il suo Achab lo ribattezzerebbe Capitan Akabe. Lo racconterebbe con un paio di occhi a mandorla, saké e salsa di soja nel fiato, passaporto giapponese. Lo farebbe nascere nella prefettura di Wakayama, quasi certamente nel villaggio di Taiji, perché nessun popolo al mondo caccia e massacra i cetacei con la stessa ferocia e con lo stesso disprezzo dei giapponesi. Sono passati solo tre mesi dallo storico annuncio di Nobutaka Machimura, portavoce del governo giapponese, in cui assicurava che il suo paese non avrebbe più cacciato balene megattere. Una svolta storica. E invece cosa scopre l’Indipendent pochi giorni fa? Un patto segreto stipulato a Londra da 70 paesi per legalizzare la caccia alla balena dopo vent’anni di moratoria. Per i balenieri giapponesi, dunque, è stato solo un grottesco time-out; hanno finto di appendere le fiocine al chiodo, ben sapendo che le mattanze sarebbero ricominciate nel giro di qualche mese, ancora più cruente di prima. Ma la notizia shock arriva proprio dalla prefettura di Wakayama, un crimine che eguaglia in orrore il massacro dei gorilla del Virunga Park. Ogni anno, nei pressi del villaggio di Taiji (3 ore da Osaka), vengono massacrati migliaia di delfini, focene e balene pilota. Quello di Taiji è un rito macabro che si consuma ormai da anni tra l’indifferenza dei media giapponesi e di tutto il mondo. Al massacro partecipa tutta la comunità, persino i responsabili del Museo della Balena che di questa mattanza dovrebbero essere i nemici più acerrimi. 26 pescatori a bordo di 13 barche spingono i banchi di delfini verso una grotta, stordendoli con campane subacquee che mettono fuori gioco i loro sonar. Nella grotta i delfini vengono massacrati. Cordoni di poliziotti, filo spinato, porte in acciaio, transenne, tengono lontani curiosi, giornalisti, operatori. Le mattanze avvengono dietro a enormi teloni blu: i delfini vengono fiocinati, bastonati, sgozzati, squartati, eviscerati, fatti a pezzi.
Il sangue che arrossa il mare della baia è uno spettacolo impressionante. Da piaga biblica. I pochi delfini sopravissuti alla carneficina vengono venduti agli operatori degli acquari a prezzi da capogiro. E’ Katsuki Hayashi, il direttore del Museo della Balena, ad occuparsi personalmente della vendita, lo stesso che quando macellavano i delfini, veniva sorpreso da una videocamera a ridere dell’agonia dei cetacei. La carne, invece, viene inscatolata o venduta nelle mense scolastiche, nonostante la sua tossicità. Test effettuati su queste carni hanno evidenziato presenza di mercurio e metilmercurio 30 volte superiore agli standard fissati dal Ministero della Sanità giapponese. Insomma, più che testare della carne hanno testato dei residui tossici. Il mercurio, per i pochi che non lo sapessero, è una neurotossina devastante: abbassa le difese immunitarie, provoca allergie ai cibi, problemi gastrointestinali, crea disturbi al sonno, e neurologici come ritardo del linguaggio, disordini di integrazione sensoriale, disturbi della coordinazione grosso e fine motoria, isolamento sociale, ansia, irritabilità e depressione. Quando va bene.
Questa volta però qualcuno ha voluto spezzare il muro di omertà intorno alla mattanza di Taiji. Una troupe cinematografica guidata da Louie Psihoyos, fotografo di fama mondiale del National Geographic Magazine, è sbarcata a Taiji in gran segreto, con una formidabile dotazione di apparecchiature hi-tech: telecamere termiche, telecamere subacquee, telecamere HD, tutte acquistate con i cinque milioni di euro messi a disposizione da Jim Clark, il fondatore di Netscape. Hanno disseminato videocamere in tutta la grotta della morte, occultandole all’interno di finte rocce scolpite nella schiuma, create dalla Kernel Optical, ex Industrial Light and Magic Shop, quindi ex George Lucas, quanto di meglio offra Hollywood nel campo degli effetti speciali. In questo modo sono riusciti a filmare l’intera cronologia della caccia. Il film (‘The Rising’) uscirà questa estate in tutto il mondo e non sarà, assicura il suo regista, un film anti-giapponese. “Non vogliamo demonizzare nessuno, tantomeno i giapponesi – dice Psihoyos – Vogliamo solo mettere fine a questa oscenità”.
© Lorenzo Cairoli
Per saperne di più:
The Japan Times Secret film will show slaughter to the world
Mattanza di delfini in Giappone (video)
Caro Lorenzo,
ho visto il tuo commento sul blog di Beppe Grillo e ti ho seguito fino a qui. Grazie per quello che hai postato. Sapevo dello scempio fatto dai giapponesi sulle popolazioni di balene, ma non conoscevo questa strage sui delfini. Dal filmato (agghiacciante!) mi sembra di aver riconosciuto soprattutto tursiopi (Tursiops truncatus, proprio la specie che fa tanta tenerezza nei delfinari e nei film) e nelle foto stenelle striate (Stenella coeruleoalba). Scusa la precisione ma sono appassionata di cetacei e magari questi dati ti possono essere utili.
Grazie ancora. Mi hai fatto star male, ma credo che la conoscenza delle cose sia indispensabile, anche attraverso la sofferenza.
Paola
Scritto da Paola Arosio, il 19 novembre, 2008 at 10:24
Mi fanno schifo!!!!!!!!!
Scritto da Annetta, il 2 agosto, 2009 at 12:54