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martedì, 12 agosto 2008
Non fatevi incantare: la Cina è sempre la stessa
Luci, danze, colori, grande spettacolo, ma è irrisolto il nodo dei diritti umani

Intervista a Harry Wu, per 20 anni prigioniero dei comunisti.


di Mirko Molteni,
da “La Padania” (09/08/08)


Harry Wu, nella foto, è stato incarcerato dal 1960 al 1979 in un lager cinese.

Ha passato la giovinezza nei Laogai (i campi di concentramento cinesi) fra il 1960 e il 1979. Ora il dissidente Harry Wu si batte per i diritti umani. Lo abbiamo intervistato alla Villa Borromeo di Senago, dove ha presentato il suo ultimo libro, "Laogai orrore cinese", edito da Spirali.

Mister Wu, pensa che gli oppositori del regime approfitteranno dei giochi olimpici per organizzare proteste di eco mondiale?
«Non credo, per chi protesta non farà molta differenza. La dittatura comunista cinese intensificherà la repressione e anche se i giochi sono un'ottima opportunità è probabile che delle manifestazioni vengano organizzate non durante le Olimpiadi, bensì dopo la loro conclusione».

Però solo pochi mesi fa abbiamo assistito ai tumulti in Tibet...
«Sì, ma ora dal Tibet non arrivano informazioni. C'è una perfetta censura, oppure l'apparente calma è legata ai colloqui fra i rappresentanti del Dalai Lama e quelli del governo di Pechino. Per far credere che il problema tibetano si stia risolvendo, il regime sarebbe capace di far presenziare il Dalai Lama alle Olimpiadi. Di certo, in una futura Cina democratica il Tibet dovrà avere non la semplice autonomia, ma l'indipendenza. È proprio un altro Paese».

La pressione internazionale in occasione dei giochi non potrebbe spingere il Governo a migliorare le condizioni dei prigionieri nei Laogai?
«No, e poi per chi è detenuto ingiustamente e costretto ai lavori forzati i lievi miglioramenti non servono. Questo sistema deve finire e basta. E finirà quando crollerà il regime comunista».

Come immagina il passaggio alla democrazia in Cina?
«Ci vorrà tempo, ma succederà un collasso del potere comunista come in Unione Sovietica. Dopotutto la società cinese è già cambiata. Si può essere proprietari della propria casa e andare all'estero. Quando a essere scontenti della dittatura saranno in molti, allora essa cadrà. E ci sarà di sicuro un Gorbaciov cinese, anche se non so quando».

Per concludere, lei che è stato prigioniero per vent'anni, come interpreta lo stato d'animo dei milioni di internati politici che soffrono tuttora in Cina?
«All'inizio cogli la profonda ingiustizia che ti è stata fatta, ma col passare del tempo, anni di lavaggio del cervello ti fanno sorgere sensi di colpa assurdi, dato che magari sei stato arrestato, come nel mio caso, solo perché appartenente a una classe considerata borghese, oltre che cattolico. Allo stesso modo, a milioni di cinesi è ancora negata la libertà nonostante non abbiano fatto nulla di male».


Non fatevi incantare. Mao è ancora qui.

di Harry Wu,
da Il Giornale (09/08/08)



Non lasciatevi incantare dal gioco delle ombre. Mao è ancora qui. La Cina resta un sistema imperiale. Eterno. Una dinastia ne rimpiazza un'altra. Quando le persone soffrono di fame basta dire alla gente: capovolgiamo la dinastia al potere e avremo il cibo e la terra. E quella salta, subito sostituita da un'altra. Lo strumento ideologico indispensabile di questo sistema sono nazionalismo e patriottismo. Se vuoi lavorare con l'Impero devi ubbidire, sotto l'Impero non riesci a distinguere il governo, il Paese, la popolazione e il regime. Basta essere patriottico e nazionalista, allora vuol dire che sei fedele all'Impero e per questo degno di servirlo. Si tratta di un'antica e fortissima tradizione cinese. Nel 1911 Sun Yat-sen ha fatto una repubblica cancellando l'Imperatore. Ma era solo una nuova dinastia. Dopo una serie di guerre in Cina, nel 1949 Mao Zedong istituisce una nuova repubblica e finché non muore è lui il nuovo Imperatore. Mao era potentissimo, aveva il controllo assoluto sulle terre, sulla vita di tutti i cittadini, sull'apparato militare, su ogni cosa. Ha istituito il sistema dei laogai, i campi di rieducazione attraverso il lavoro, i gulag cinesi. Negli anni 80 la Cina, sopravvissuta a Mao, inizia a stabilire una nuova repubblica. Una nuova società. Ancora una volta una nuova dinastia. Deng Xiaoping, in fondo, lo aveva capito: non mi interessa se il gatto sia bianco o nero, basta che cacci il topo. Non mi interessa il sistema basta raggiungere il fine.

Mao aveva scelto due successori: Jiang Zemin e Hu Jintao. Jiang dopo è diventato potente, ma ha dovuto dimettersi e lasciare il potere ad Hu. Ora Hu è il leader e ha diviso il Paese: la Cina economica e la Cina politica. Due scatole cinesi. La Cina politica resta fedele a Mao. La Cina economica, invece, lo ha rinnegato. Sono tornati gli investimenti stranieri. È nato un ceto imprenditoriale locale. Ma chi controlla mercato e industria? Il partito. Sempre lui, sempre gli stessi uomini. Forse un giorno la gente si stancherà e cambierà di nuovo partito, dinastia, ma questo non significa che la Cina si trasformerà in un Paese libero e democratico. Anche se il sistema comunista crollasse la Cina non diventerà una società democratica, non conosce nemmeno la strada.

Ancora una volta sarà il nazionalismo a giocare un ruolo importante. Ecco perché il regime ha regalato alla gente questo spettacolo che inorgoglisce il popolo cinese davanti al mondo. Oggi la maggior parte dei giovani appoggiano il comunismo, il governo, perché fa intravvedere un futuro di prosperità e progresso. Il problema è che questi ragazzi non sanno cosa sia veramente il comunismo. Se provi a chiedere cosa sono i laogai non sanno cosa rispondere, non ne hanno mai sentito parlare. Non sanno neppure di Tiananmen.

L'ultima dinastia ha aperto le porte, un varco nella Grande Muraglia: viaggi, mondo, informazione. Ha messo in scena il suo spettacolo pirotecnico, lasciando venir fuori dal buio i volti antichi della tradizione e un futuro meraviglioso. Ma l'Occidente non deve farsi incantare da queste magie. Il regime ha chiuso Mao nella sua scatola politica. E ha illuminato la scatola economica. Lì l'antico dittatore è solo un'ombra, ma nel Paese reale, all'interno dell'altra scatola, il maoismo è ancora vivo.
Scritto da: mdeledda alle ore 22:00 | link | commenti | categoria: anticomunismo

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